cm. 20,5 x 14, pp. 316, brossura con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Con questo volume Mussolini e Hitler: i rapporti segreti 1922-1933 Renzo De Felice, il massimo storico del fascismo, l’autore della fondamentale biografia di Mussolini, arreca un primo importante contributo alla conoscenza dei rapporti fra fascismo italiano e nazismo tedesco, nelle affinità e nelle divergenze: una storia, specie per le origini, che era tutta da scrivete. E un’opera fondamentalmente e rigorosamente documentaria, che si inserisce con una sua specifica fisionomia nel dibattito in corso nella storiografia italiana: un dibattito volto ad approfondire sul piano scientifico i temi del fascismo, ormai materia di storia. 1921-1933: sono undici anni di rapporti sinuosi, contrastati, spesso ambivalenti e sfuggenti fra il regime fascista, al colmo della sua potenza, e il gruppo dell’estrema destra tedesca, sbandato e umiliato fino agli anni trenta dopo il fallimento miserevole del putsch di Monaco. La documentazione in parte inedita, raccolta per questo volume di inquadramento e di prospettiva storiografico, investe un discorso ancora più generale e criticamente più importante di quello relativo agli immediati rapporti Mussolini-Hitler e fascismo-nazionalsocialismo: quello delle differenze, non solo marginali ma di fondo, fra i vari fascismi europei e in primo luogo, fra quello italiano e quello tedesco. Come osserva lo stesso De Felice nella introduzione al volume, «e è un discorso che, fuori d’Italia, è stato ormai avviato da vari anni e largamente recepito – sia a livello di ipotesi e di ricerca sia a livello di conclusioni di massima – da buona parte della più recente storiografia, soprattutto statunitense; ma che in Italia è ancora pressoché ignorato o aprioristicamente rifiutato. Nella sua formulazione più generale il discorso sulle differenze fra i diversi modelli, tendendo ad approfondire l’analisi delle rispettive proprie proiezioni nel futuro del fascismo e del nazionalsocialismo, può apparire a prima vista attinente soprattutto alla tematica delle interpretazioni del fenomeno fascista, dello studio della natura culturale e socio-politica. In realtà, a ben vedere, esso – traducendosi nella consapevolezza della necessità di una sempre più netta distinzione a tutti i livelli fra le due realtà – ha una importanza, una incidenza assai più vaste. «Sotto il profilo della storia politica, – tra l’altro – ripropone un problema che molti studiosi hanno dato per scontato: quello del carattere dei rapporti tra l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista. Furono essi o no essenzialmente ideologici o furono soprattutto politici? L’Asse e il Patto d’acciaio erano, per così dire, insiti nella logica di una ‘comune natura’ dei due regimi – qualcosa, cioè, di praticamente ineluttabile – o furono solo atti politici, rispondenti ad esigenze particolari, sostanzialmente tattiche e contingenti (come il patto Hitler-Stalin), che assunsero un valore strategico essenzialmente per una serie di circostanze politiche che con l’ideologia e la natura dei due regimi avevano certo un rapporto, ma non così decisivo com’è stato tante volte sostenuto? La risposta a questi interrogativi è già abbozzata nel libro di De Felice, ma è destinata ad alimentare un dibattito che continuerà i pro e i contro dell’Intervista sul fascismo.