cm. 19 x 13, pp. 318, brossura, in ottime condizioni.
Con questo libro, che è la sua opera più profonda e celebre, de Martino intese dare una ricostruzione dell’età magica come momento di sviluppo della storia dello spirito. Essa è un’epoca in cui i confini tra uomo e natura, tra soggetto e oggetto sono ancora incerti. Ma anziché risolversi in una partecipazione mistica, come riteneva l’etnologia di ispirazione irrazionalista, questa incertezza crea un dramma: quello della “crisi della presenza”, del rischio per l’uomo di essere annullato da forze naturali incommensurabili e incontrollabili. La magia appare così come un insieme di tecniche per riscattarlo da questa crisi e rassicurarlo del proprio “esserci”. Attraverso un’accurata scelta di reperti etnografici, de Martino rievoca plasticamente, in pagine indimenticabili, i momenti di tale dramma. Se l’irrazionalismo ignora il carattere storico di esso, trasformandolo in esperienza metafisica, d’altra parte il razionalismo lo espunge dalla storia, che ritiene caratterizzata dalla presenza di un soggetto compatto e unitario, contrapposto a una natura obiettivamente data. De Martino mostra invece come questo soggetto sia in realtà esso stesso un prodotto storico la cui genesi si situa appunto nell’età magica. La posizione teorica di de Martino, al crocevia tra idealismo, esistenzialismo e marxismo e affacciata sui problemi della parapsicologia e della psicoanalisi, è talmente ricca di stimoli e di tensioni che mantiene ancora oggi intatta la sua forza di suggestione.