cm. 19 x 12,5, pp. 88, brossura, in ottime condizioni.
Una giornata, otto voci diverse per ricordare Roberto – Bobi per gli amici – Bazlen, ripercorrere alcune delle sue strade, dalla Trieste d’inizio secolo, ove era possibile per un ragazzo di famiglia tedesca imparare a leggere i testi senza l’aiuto di alcuna nota, alla stanza romana di via Margutta 7, ove è consueto scrivere note senza un testo, in un percorso segnato dai libri. Perché i libri per Bobi erano la lente attraverso la quale filtrare la ricchezza del mondo e contemporaneamente incontrare gli altri. È questo il percorso che porta Bazlen ad essere, come afferma efficacemente Daniele Del Giudice nel suo intervento, il primo grande non-scrittore italiano.
Ricostruiscono questo tragitto otto persone che sono accomunate dall’aver stabilito con lui un forte legame, o perché ne sono stati amici come Luciano Foà, Franca Malabotta, Stelio Mattioni, Giorgio Voghera o perché hanno creato con lui un legame immaginario e ne hanno fatto il protagonista di un loro lavoro creativo, come Daniele Del Giudice e Lilla Cepak o l’obiettivo di un loro studio come Elvio Guagnini e Manuela La Ferla; punti di vista diversi insomma, a testimoniare la vitalità di una presenza. Bobi poteva fare un solo mestiere: leggere, ma case editrici come Einaudi, Ubaldini-Astrolabio, Boringhieri e, naturalmente, Adelphi devono tanto o qualcosa alle sue letture e qualcosa deve in senso più ampio la cultura italiana del 900, il suo esser riuscita ad evadere da margini non poco lievi.