cm. 22 x 14,5, pp. 548, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Largamente discusso sul piano politico, il ruolo di Giacinto Menotti Serrati nella crisi del socialismo italiano del primo dopoguerra non era stato sinora fatto oggetto di una ricostruzione storica accurata e oggettiva. Un giovane studioso, Tommaso Detti, dopo avere dedicato all’argomento una serie di studi particolari, rinnova ora profondamente il problema con questo volume su Serrati e la formazione del Partito comunista italiano l’originalità della impostazione consiste fondamentalmente nello spostare il fuoco dell’attenzione sulla formazione del PCI, intesa come un processo che, se ha a Livorno la sua data periodizzante, si conclude a Lione con il consolidamento del nuovo gruppo dirigente guidato da Gramsci. Questa prospettiva deriva in primo luogo da una più approfondita penetrazione della tormentata biografia politica di Serrati, sospeso tra preoccupazione per il patrimonio unitario del movimento operaio italiano, fedeltà all’Internazionale comunista e ricerca di nuove vie rivoluzionarie; ne scaturisce altresì una rivalutazione dell’importanza della frazione terziriternazionalista che in Serrati appunto trovò il suo più prestigioso esponente, e le cui vicende Detti ricostruisce sulla base di una vastissima documentazione di archivio e a stampa. Fondendosi nel 1924 con il partito comunista, essa non solo lo arricchì di un numero assai notevole di quadri e ne segnò un rafforzamento organizzativo e politico, ma dimostrò anche la capacità del nuovo gruppo dirigente gramsciano di riassorbire, pur sotto i colpi della reazione fascista, una parte assai notevole delle tradizioni del socialismo italiano. Nella foto: Serrati (il secondo da sinistra) a Roma nel 1918.