cm. 22 x 16, pp. 622, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Da qualche tempo ormai si è persa l’abitudine di invitare le amiche a casa propria per il “tè delle cinque”. Non mancavano mai i “cuguluf” e le tartine amorevolmente decorate dalla padrona di casa e sulla tavola erano esibiti la migliore tovaglia, accuratamente stirata e il “servizio buono”, meglio se di porcellana cinese.
Oggi, invece, fatta eccezione per le grandi occasioni, non solo le donne impegnate nel lavoro ma anche le casalinghe, preferiscono incontrare le amiche al caffè, dove ognuna sceglie e … paga la propria consumazione, senza l’assillo del lavoro in cucina e il terrore per un dolce mal riuscito. Se poi le circostanze lo richiedono (e non si può farne a meno…) la casa è aperta ad amici e parenti ma la padrona di casa non offre più con orgoglio il frutto della propria arte culinaria. Risparmia tempo e fatica (ma non il denaro) rifornendosi presso negozi specializzati che offrono ogni ben di Dio per la gola degl’invitati.
Ma con l’uso del tè in casa s’è perso anche il sapore delle specialità triestine. I negozi presso i quali la nostra padrona di casa si rifornisce, ormai si chiamano “catering” e si sono, usando una parola tristemente di moda, “globalizza ti”. Che il venditore sia a Trieste o a Milano, le sue tartine saranno sempre le stesse, con la stessa decorazione e gli stessi ingredienti. I dolci avranno un altro nome, saranno “krapfen” o “bomboloni” ma la sostanza e il gusto non cambieranno.