cm. 23,5 x 18,5, pp. 568, copertina rigida con sovraccoperta, in buone condizioni.
Inizialmente insediati nell’Europa centro meridionale, fin dall’età del bronzo, e forse già nel 2000 a.C., i popoli celtici finirono per espandersi in un territorio vastissimo, che andava dai Carpazi alle Isole Britanniche: entro il IV secolo erano il gruppo etnico più diffuso e potente d’Europa. L’unità di lingua, di costumi, dell’arte e di un temperamento tipico dei Celti appare dalle testimonianze che se ne sono trovate – opere di scultura a sbalzo su metallo, ceramiche policrome, figure tagliate nella pietra – e da quanto dissero le più autorevoli fonti stori che dell’età classica. L’impegno che Cesare mise nel conquistare il territorio gallico e nel lasciarne memoria, indica quanto importante fosse giudicata l’impresa: «Gallia omnis divisa est in partes tres…» Erano i primi, veri, e i più temibili barbari con i quali la civiltà romana veniva a misurarsi. Erano grandi, biondi, incredibilmente coraggiosi e pronti alla guerra; le loro donne li seguivano nella battaglia, e li incitavano, dai carri, a lottare fino all’ultimo sangue: un nemico, degno del grande condottiero romano. Dalla conquista latina, i Celti trassero una nuova lingua nella quale lasciare testimonianze scritte di sé. E con la diffusione del cristianesimo un’anima nuova si sposò a quella originaria dei Celti, dando luogo a una ricchissima fioritura letteraria. La loro sensibilità e attenzione alla natura, raffigurata in termini di decorazione fantastica, il loro temperamento generoso e passionale, produsse, a contatto dello spirito evangelico, un movimento de finibile come una sorta di proto-romanticismo. Il tema dell’amore tragico vi prevalevar Tristano e Isolda, come mito, sono di origine celtica. In Britannia e in Irlanda, dopo il V secolo d.C., si configura una nuova tappa della civiltà celtica, con caratteristiche or mai chiaramente delineate in tutti i loro aspetti: poeti e filosofi sono alla ribalta, nelle corti e nei monasteri, veri centri di cultura e di meditazione fruttuosa, ormai non più solo per l’area specificamente indigena, ma per l’Europa intera. Si formano le saghe, i poemi, i cicli di «canzoni» che preludono al grande ciclo di re Artù. Fino alla conquista normanna fino, cioè, a quando si può parlare di una vera civiltà celtica, autonoma, anche se arricchita da influssi stranieri si estende la disanima contenuta in questo libro; che, nella sua ampia rassegna, rende conto di ogni aspetto e di ogni età di tale storia e cultura, valendosi, per la ricostruzione degli eventi e per la documentazione, di tutte le fonti più importanti, antiche e recenti, sull’argomento, ad opera di due eminenti studiosi.