cm. 24 x 17, pp. 232, brossura, in ottime condizioni.
Al farmacista francese Émile Coué de la Chateraigne (1857-1926) dobbiamo la teoria per cui è l’immaginazione a determinare le nostre azioni. Per conseguenza, Coué consigliava ai pazienti una tecnica di autosuggestione cosciente come terapia di base contro ogni malattia. Si guarisce perché si crede di poter guarire. Tesi talmente popolare in Francia da scivolare nel linguaggio comune: la méthode Coué trasforma l’idea fissa in realtà. Il generale de Gaulle ne fornì una dimostrazione geopolitica quando, a forza di ripetere a se stesso e al mondo che la Francia aveva vinto la seconda guerra mondiale, finì per convincerne il suo popolo e financo qualche vincitore effettivo. Di recente, la psicologa Joanne V. Wood ha però spiegato che il placebo non funziona se manchi di autostima: in tal caso, sottoporti all’autoipnosi eccitante ti fa sentire subito peggio. La disputa a distanza Coué-Wood ci serve a illuminare la crisi di senso che agita noi europei, di cui le reazioni alla strage del 7 gennaio nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi sono il sintomo estremo. Soffriamo di un deficit di narrazione. Uno spaesamento. In senso stretto: non sappiamo bene chi siamo né dove siamo, ma temiamo di sapere che le cose vadano male e andranno peggio. I tentativi di rassicurazione di autorità statali e intellettuali sempre meno autorevoli – siamo uniti nella difesa dei nostri valori (quali?), il terrorismo non passerà – contano sull’effetto Coué. Ma trascurano la critica di Wood: applicandosi a popolazioni impaurite e depresse, quasi dimentiche del proprio relativo benessere, producono effetti opposti. Dei quali il più devastante è la paura dell’islam. Peggio: la convinzione che la religione musulmana, forte di oltre un miliardo e mezzo di fedeli, ci abbia dichiarato guerra. L’ultimo grido dello «scontro di civiltà». Mondo islamico contro Occidente.