cm. 22 x 15, 364, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Dal fondo di una selva tenebrosa, occhi dell’età della pietra scrutano l’uomo venuto da lontano: di sotto a un cespo di capelli ribelli sale e pepe, uno sguardo chiaro, indagatore. Una figura in confondibile. Irenäus Eibl-Eibesfeldt è qui per cercare una risposta a interrogativi antichi: chi siamo? da dove veniamo? dove conducono le nostre vie? La storia inizia a Kierling, piccolo villaggio ai margini del Wienerwald, nel l’Austria ancora felix degli anni trenta, quando al piccolo «Renki» un microscopio avuto in dono regala la prima indimenticabile emozione: la scoperta, in una goccia d’acqua piovana, della vita. E in quella goccia, come in una sfera di cristallo, egli legge il proprio futuro: sarà uno scienziato, un biologo, non però il classico studioso da tavolino, ma piuttosto un esploratore, a contatto con la natura. Perché la teoria – non lo diceva anche Goethe? «è tutta grigia e noiosa», mentre «l’albero d’oro della vita» risplende di colori. A distanza di un quindicennio la goccia si dilaterà a dismisura, fino a diventare acqua azzurra e salmastra di oceano.
Ad Eibl-Eibesfeldt, ora collaboratore di Lorenz, che vi si tuffa in compagnia del mitico Hans Hass per memorabili tête à-tête coi pescecani, si offre lo spettacolo della vita sui fondali ed egli compie le prime penetranti osservazioni di biologia marina.
A metà degli anni sessanta il suo nome è già una leggenda. Ma la curiosità del «sapiens sapiens» mitteleuropeo cerca nuovi orizzonti e si rivolge all’animale a rischio per eccellenza, il più evoluto e disadattato. Nasce l’etologia umana: ricerche longitudinali che coprono un arco di tre generazioni nei luoghi più remoti e inospitali del pianeta, centinaia di chilometri di pellicola per fissa re gesti, reazioni, modelli di comunica zione, rituali al di là delle differenze culturali, un identico copione per i cacciatori-raccoglitori del Kalahari e gli automobilisti di Los Angeles, gli amazzonici Yanomami e i visitatori di Disneyland.
Da questa eredità ancestrale dovremo ripartire per elaborare una strategia di sopravvivenza per il terzo millennio.