Caratteristiche e condizioni:
cm. 22 x 24,5, pp. 50, brossura, in buone condizioni.
Contenuto:
Alinari e Calvino. L’immagine e la parola. La memoria della fotografia e l’invenzione della narrazione. Il più antico archivio fotografico italiano e l’intelligenza di uno dei nostri migliori scrittori del Novecento. Da questo felice connubio è nata la mostra Gli Archivi Alinari e la sintassi del mondo. Omaggio a Italo Calvino. Un’esposizione che per noi dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi ha un significato tutto particolare per via dello storico legame che ci lega all’autore del Barone rampante e di Se una notte d’inverno un viaggiatore. La nostra biblioteca, infatti, è stata intitolata nel 1998 allo scrittore su iniziativa di Pietro Corsi, che all’epoca dirigeva l’Istituto, e sui suoi scaffali è conservato il fondo costituito dall’insieme delle traduzioni delle opere di Calvino pubblicate ai quattro angoli del pianeta, alle quali è poi venuto ad aggiungersi un ricco e variegato corpus saggistico. Questo fondo – avviato nel 1995 dall’allora direttore Paolo Fabbri grazie al decisivo contributo della moglie dello scrittore Esther Singer Calvino – raccoglie oggi oltre 850 volumi.
La memoria di Calvino è dunque particolarmente viva tra le mura dell’Hôtel de Galliffet. E lo sarà ancor di più grazie a questa esposizione, in cui la sofisticata macchina narrativa messa a punto dal romanziere nelle pagine del Castello dei destini incrociati trova nelle fotografie degli Archivi Alinari un inesauribile universo visivo dove dispiegare tutte le sue potenzialità. Nel romanzo, come nella mostra, le infinite possibilità combinatorie dei tarocchi costituiscono il principio generativo di una pluralità di narrazioni. Dalla parola all’immagine, l’invenzione si trasforma e rinasce. Lungo questa linea di fuga, le foto provenienti dagli Archivi Alinari, scelte da Christophe Berthoud e organizzate in sequenze ispirate ai racconti calviniani, rivelano a poco a poco un caleidoscopio di suggestive corrispondenze, altrettante tappe di un viaggio ricco di emozioni, dove la parola lascia all’immagine il compito di continuare la sua avventura.
Negli spazi espositivi dell’Istituto, questo dialogo tra scrittura e fotografia si rivela oltremodo felice e proficuo. Da un lato, con il loro fascino carico di echi lontani e desueti, le immagini conferiscono alle sequenze narrative di Calvino un alone d’impreviste valenze. Dall’altro, le parole del romanziere stregato dai tarocchi invitano a guardare da un altro punto di vista le foto provenienti da un tempo remoto. Lo scambio tra testo e immagine fa così emergere un ricco ventaglio di significati nascosti e d’inedite prospettive. E contemporaneamente, oltre a sottolineare tutta la ricchezza di un patrimonio fotografico senza uguali, invita a lasciarsi andare al gioco della scoperta felice. Che poi per Calvino era uno degli scopi della letteratura.