cm. 20 x 12, pp. 244, brossura, in ottime condizioni.
I risultati spettacolari della biologia molecolare hanno fatto intravedere la possibilità di poter giungere effettivamente a una completa descrizione e spiegazione della vita in termini chimici e fisici, battendo qualsiasi tentativo di affermare, come avevano fatto le interpretazioni di tipo vitalistico e non-riduzionistico, una autonomia, ancorché relativa, della biologia. Ma Francis Crick, uno dei protagonisti della «rivoluzione molecolare», al termine di un suo noto e polemico libro, giungeva a chiedersi: «È morto il vitalismo?» concludendo che, «pur con riluttanza, dobbiamo rispondere: no!» Dato innumerevoli volte per chiuso, storicamente sorpassato, il dibattito fra meccanicismo e vitalismo e, per usare termini oggi più validi, fra riduzionismo e non-riduzionismo, sembra risorgere ogni volta dalle sue ceneri, continuando a porsi, in forme sempre nuove, alla base delle riflessioni metodologiche e teoriche sul carattere di quei fenomeni della natura che, con non poche difficoltà di classificazione, possono essere raccolti sotto il termine «vitali». Scopo di questo volume è ricostruire lo svolgersi di questo dibattito all’interno della biologia del Novecento, chiarendone il significato scientifico e culturale e le implicazioni di carattere generale che possono esserne tratte, anche per eliminare molti degli equivoci che sottendono un altro tipo di tentata riduzione, quella dal socio-culturale al biologico.