cm. 20,5 x 14, pp. 486, brossura, in ottime condizioni.
Un giovane ebreo di nome Giuseppe ben Mattia giunge dalla sua città natale, Gerusalemme, alla grande e caotica Roma, la capitale dell’Impero dove si decidono le sorti del mondo. Appena tre mesi prima, un devastante incendio ha raso al suolo i quattro quartieri centrali della città, distruggendo migliaia di edifici pubblici e residenze private. Tuttavia, la ricostruzione è già in corso, poiché l’Imperatore Nerone ambisce a far sorgere il centro città più bello e imponente di prima. Giuseppe è giunto a Roma con l’incarico di sostenere la causa di tre ribelli giudei condannati ai lavori forzati. Questa missione potrebbe rappresentare il primo passo verso una brillante carriera. Giuseppe possiede tutte le caratteristiche per un futuro grandioso: nobiltà di nascita, profonda cultura, abilità politica e ardente ambizione. Nutre sentimenti contrastanti verso i Romani, provando sia odio che ammirazione. Riconosce le virtù che hanno reso i Romani padroni del mondo, ma il suo cuore appartiene al suo popolo, che è indomito e rifiuta il giogo di Roma, ribellandosi continuamente.
Così, inizia a Roma la tumultuosa vita pubblica di Giuseppe, ma presto la sua lealtà verso la patria e la comunità ebraica lo riporta in Giudea. Ribelle e capo della resistenza a Jatapata, Giuseppe tornerà a Roma come prigioniero e schiavo. Sarà liberato da Vespasiano e prenderà il nome di Flavio in onore di quest’ultimo. Come Giuseppe Flavio, pubblicherà una storia delle Guerre Giudaiche destinata a rimanere nel corso dei secoli come testimonianza eloquente della grandezza e dell’implacabilità di Roma.
“La Fine di Gerusalemme” costituisce il primo libro di una trilogia che Feuchtwanger ha dedicato a Giuseppe Flavio, un personaggio ambiguo e tormentato. Flavio sembra incarnare il dualismo dell’anima ebraica: patriota e cosmopolita, diviso tra l’intransigente fedeltà alle antiche tradizioni bibliche e il richiamo del nuovo. Egli rappresenta anche il simbolo della costante “posizione di resistenza” che il popolo ebraico ha mantenuto da allora, attraverso le sue tragedie e la sua rinascita dalle rovine.