cm. 22 x 16, pp. 200, copertina rigida con sovraccoperta, lievi tracce d’uso, in buone condizioni complessive.
Quando il nome della Risiera di San Sabba assurse pochi anni or sono alla ribalta della cronaca provocò nel nostro paese un effetto traumatizzante: era, infatti, la prova inconfutabile che anche in Italia la «fabbrica della morte» nazista aveva svolto il suo orribile lavoro. Era la rivelazione che quell’orrore che credevamo relegato nei remoti campi di Auschwitz, Treblinka, Bergen Belsen aveva fatto la sua comparsa anche da noi, stroncando vite, massacrando chi non poteva difendersi, mostrando l’abisso dell’abiezione in cui può cadere l’uomo animato da un odio bestiale e ispirato da un aberrante ideologia.
Ma cosa sappiamo, oggi, su quanto realmente accadde nel campo di San Sabba? Ben poco, quasi nulla, perché nemmeno un processo penale è riuscito a squarciare il velo di silenzio che da molti è stato steso su quanto avvenne nel lugubre edificio della Risiera alla periferia di Trieste; e così, più o meno insabbiato il procedimento penale, promossi i resti degli edifici del campo al rango di e monumento nazionale», l’indifferenza e il silenzio sono tornati a calare sui tragici fatti di quegli anni lontani.
Ma a questo difetto nazionale, a questa rassegnazione non si è piegato Ferruccio Fölkel, che con puntigliose ricerche durate oltre tre anni è finalmente riuscito a ricostruire in tutto il suo tragico orrore quanto avvenne a San Sabba, a Trieste e nel Litorale Adriatico (il territorio destinato a divenire al termine del conflitto, secondo i piani di Hitler, parte integrante del «Grande Reich») nei tragici anni dell’occupazione nazista. Grazie alle testimonianze degli ex-prigionieri e alla scoperta di documenti mai pubblicati. Fölkel porta alla luce una verità (celata per troppi anni per strane rimozioni, imperdonabili amnesie e ambigue coperture) fatta di ruberie, soprusi, uccisioni in massa decise a volte per un semplice capriccio. Davanti ai nostri occhi sfilano, da un lato, uno per uno gli uomini dell’Einsatzkommando Reinhard, il reparto speciale di SS incaricato di gestire con la consueta efficienza il «piccolo» campo di sterminio triestino; mentre, dall’altro, i superstiti ci raccontano le vicissitudini che li portarono a San Sabba, le loro condizioni di vita all’interno del lager, il lugubre rituale delle torture e delle uccisioni, le indicibili sofferenze di chi, nonostante tutto, si sforzava di continuare a vivere.
Una storia angosciosa, inquietante, il cui epilogo non è ancora stato scritto. Dove sono finiti, infatti, i beni di tutto rispetto e le somme di denaro che gli aguzzini hanno sottratto alle loro vittime? Molto probabilmente, opportunamente riciclati, devono offrire ancor oggi una vita agiata ai «camerati» sopravvissuti o ai loro eredi, tutelati, naturalmente, da una giustizia che non sa (o non vuole) raggiungerli.
Scritto con la passione e la tensione morale di chi «non può» non sentirsi coinvolto né tanto meno dimenticare, La Risiera di San Sabba è un libro nuovo: forse il miglior modo per ricordare – senza mai correre il rischio di cadere in una facile retorica – quanti, nella squallida fabbrica di Trieste, «passarono per il camino».