Caratteristiche e condizioni:
cm. 22 x 15, pp. 150, brossura, nota di possesso a penna, in ottime condizioni.
Contenuto:
Alla conclamata propensione anti-intellettualistica che accomuna le destre del Novecento – da sempre ostili al “culturame degenerato” in nome di un attivismo che è insieme ardore politico, rivendicazione identitaria e concezione della vita – la destra italiana ha aggiunto un tratto specifico: l’estraneità, o meglio la bellicosa contrarietà a una cultura nazionale repubblicana dominata dalla pregiudiziale antifascista. Con identico sprezzo ha continuato a liquidare registi, scrittori, filosofi, accanendosi particolarmente contro gli storici, accusati per decenni di falsificare i fatti.
Dopo Fiuggi, e le varie svolte politico-ideologiche, in quale misura è cambiato questo atteggiamento? Analizzarne le ultime espressioni, revisionistiche e “rappacificative”, è ancor più decisivo in quanto in anni recenti ha acquisito visibilità, accanto alla schiera dei postfascisti, un’altra destra più culturalizzata, che contraddittoriamente si richiama alla tradizione del liberalismo.