cm. 18 x 10,5, pp. 224, brossura, in buone condizioni.
L’emarginazione della morte nella moderna società industriale è tesi sostenuta dalla critica culturale più recente. Alla morte sarebbe stato tolto il suo ruolo di motivo centrale della vita: sarebbe cambiato in modo decisivo, nei confronti di epoche precedenti, il rapporto dell’uomo con essa, in relazione alle trasformazioni sociali dell’età moderna. Oggi non si potrebbe parlare di essa, non si oserebbe pensarvi.
Questo libro vuole confutare la tesi della rimozione, che è poco articolata e generica nei suoi contenuti, e per di più mescolata a momenti ideologici e indicazioni di comportamento, sino al tentativo di riportare gli individui al pieno riconoscimento del loro essere mortale.
In pari tempo, le immagini della morte che la negano come fine, o la svalutano, sono qui interpretate come relitti di sistemi di orietamento tipici di forme sociali scomparse, come immagini arcai- che. Al contrario, quelle che realisticamente descrivono la morte come momento finale della vita, e corrispondono al moderno sta- dio di conoscenza della natura, si ritengono sorte col sorgere del- la società moderna.
Nella contrapposizione tra immagini della morte magico-arcaiche e moderno-razionali una in particolare assume speciale importanza: il concetto di morte naturale. Essa porta in sé, in certe condizioni, potenzialità di critica sociale e, accettata come fine, acqui- sta efficacia normativa per la società intera o per determinati sottosistemi.