cm. 21 x 13,5, pp. 684, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Fino a una decina di anni fa era convinzione comune che di vere rivoluzioni nella storia – ossia di quei salti rinnovatori verso una società più avanzata e democratica – ce ne fosse stata solo una: quella borghese del 1789 in Francia. Dopo la lettura dell’opera di Furet e Richet anche questa opinione sembra però da rivedere.
Collocata in un vasto arco storico, anatomizzata e disarticolata nelle varie e persino antagonistiche rivoluzioni che all’interno di essa i diversi ceti sociali promossero per far trionfare i propri interessi, la Rivoluzione francese si rivela infine come un evento storico addirittura casuale, con o senza il quale la vicenda della Francia e dell’Europa avrebbe percorso più o meno la stessa strada.
Alla luce di una valutazione originalissima, il Terrore passa in secondo piano rispetto all’Assemblea Costituente e al Direttorio; Marat e Robespierre, protagonisti fatti addirittura mito dalla storiografia ufficiale, cedono il passo a Barras e Seye’s, fondatori del “nuovo corso borghese” della Rivoluzione dopo ii Termidoro.
Apparso in Italia nel 1974 aprendo uno stimolante dibattito, questo libro viene ora riproposto in un momento culturale forse ancora più pronto a coglierne i motivi innovatori. È infatti la più moderna e ampia ricostruzione critica della Rivoluzione: una vivace narrazione condotta secondo i metodi della più nuova storiografia francese.