Caratteristiche e condizioni:
cm. 21 x 13,5, pp. 282, brossura, nota di possesso a penna, in ottime condizioni.
Contenuto:
Fondata da Giulio Einaudi sul finire del 1933 sotto l’iniziale tutela e influenza del padre, Luigi Einaudi, la casa editrice torinese seppe ben presto mobilitare attorno a sé un irripetibile pool di intelligenze: era la Torino gobettiana e antifascista, la Torino di Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Massimo Mila, ai quali si aggiungeranno poi collaboratori come Elio Vittorini, Felice Balbo, Carlo Muscetta, Giaime Pintor, Delio Cantimori, Antonio Giolitti.
Fatta segno della repressione del regime, con gli arresti e le condanne al confino, poi colpita durante la guerra dalla perdita di uomini come Ginzburg e Pintor, la Einaudi nel dopoguerra fu la casa editrice del rinnovamento; anche lo stretto rapporto con il partito comunista non pregiudicò l’apertura costante sui più diversi orizzonti culturali (specialmente nel settore della storia), in una esplorazione del nuovo dove la curiosità non settaria e l’intuito editoriale di un Pavese creatore fra l’altro della «collana viola» di studi religiosi, etnologici e psicologici ebbero grande parte.
Un’intera generazione, è stato detto, è cresciuta con gli “struzzi”: una generazione di intellettuali e lettori che nei decenni centrali di questo secolo ha trovato nei libri della casa editrice Einaudi un punto di riferimento centrale per la propria formazione. Ripercorrere la storia di questa casa editrice per il suo periodo cruciale, dalla fondazione agli anni Cinquanta, equivale a comporre il ritratto di quella generazione, a scrivere un capitolo importante nella storia della sinistra e, più in generale, della cultura italiana contemporanea.