cm 35 x 25, pp. 216, brossura, in ottime condizioni.
“Si parla spesso di Trieste come città diversa, ma non mi sembra corretto insistere troppo su questa diversità, rischiando di fare una classificazione retorica.
Certamente Trieste, per ragioni storiche ha avuto una sua peculiarità. Peculiare è il fatto di essere una città italiana che è appartenuta per lunghissimo tempo ad un complesso statale non italiano, una città italiana con presenza di cultura tedesca, ed anche in minoranza slovena; un melting pot.
Trieste è poi una città con tante contraddizioni: la sua scelta nazionale fu in contraddizione con quella che era la base economica dell’appartenenza all’impero asburgico. Trieste, che fu una città economicamente molto ricca fino alla fine dell’800, fu al contrario inesistente culturalmente, letterariamente, fino al 1892, anno in cui Svevo pubblicò il suo primo romanzo. Da quella data, improvvisamente ed in pochi anni diventò una città letterariamente interessantissima, e ciò proprio quando, anziché essere tranquillamente soddisfatta della propria modestissima letteratura epigonale, scopri il proprio deserto.
Possiamo considerare come manifesto ideale di Trieste una frase che Slataper, che è un po’ il fondatore di questa unità dell’animo triestino, pronunciò nel 1909 Trieste non ha tradizioni di cultura’ e da questa denuncia di un vuoto nasce la cultura triestina.”
Claudio Magris