cm. 28 x 21, pp. 224, brossura, in ottime condizioni.
Rispetto alle vicende triestine Giannino Marchig è una figura emblematica, perché rappresenta il filone principale della “scuola” locale, che innesta naturalmente sull’influenza del realismo tedesco di fine Ottocento la solida concretezza del Novecento italiano e crede profondamente nella tradizione classica rinata nel dopoguerra anche perché va a pescare in quei sentimenti patriottici che avevano infervorato tutta una generazione nata alla fine del secolo e cresciuta con la speranza di appartenere un giorno all’Italia. Marchig è, dunque, il frutto del clima irredentista del primo decennio del Novecento, e se, nel 1915, decide di completare i suoi studi a Firenze non è soltanto per l’importanza della città come centro d’arte e di cultura, ma anche sull’esempio degli intellettuali d’anteguerra, primo fra tutti Scipio Slataper, che nel 1909 aveva scelto proprio Firenze per condurre attraverso la “Voce” la sua battaglia per svegliare la città dalla sua arretratezza culturale e politica