cm. 25 x 17,5, pp. 36, legatura a doppio punto metallico, fioriture, in buone condizioni complessive.
La prima volta che un Europeo mette piede sul territorio degli Stati Uniti d’America, non è colpito da differenze profonde tra le civiltà dei due continenti: un po’ meno d’arte, un po’ più di macchine, alcuni grattacieli, spesso molto simili nei loro profili alle nostre vecchie torri o ai nostri campanili, che rompono la monotonia di città stereotipate; gente un po’ più affaccendata, un po’ più gioviale, un po’ più alla buona e sans façon; ma gli stessi vestiti, la stessa moda; abitazioni, mobilia, decorazioni, lingua, cibi, modi di fare alquanto migliorati o alquanto peggiorati, ma sostanzialmente europei.
Una gita a Costantinopoli o in Egitto o nei Carpazi, o anche semplicemente in Sardegna, dà l’impressione di trovarsi tra popolazioni molto più caratteristiche.
Ma, quando in America si sta un po’ a lungo e si ritorna spesso, chi vi parla è stato negli ultimi quindici anni, più o meno a lungo, sette volte ci si persuade che, in realtà, la somiglianza è superficiale e che, al di sotto del modo europeo di esprimersi e di vestire, vi è un modo americano di pensare e di sentire.