Caratteristiche e condizioni:
cm. 22,5 x 14, pp. 174, copertina rigida con sovraccoperta, in condizioni molto buone. Con dedica autografa dell’autore (“in ricordo di un pomeriggio in libreria”).
Contenuto:
L’opera di Giorgio Pressburger conferma l’intatta possibilità del romanzo di narrare e interrogare la natura più profonda dell’uomo. Secondo volume della trilogia romanzesca di cui Il sussurro della grande voce ha costituito la prima parte, La coscienza sensibile appartiene a un genere letterario inconsueto nel panorama italiano. È ispirato alle modalità del romanzo settecentesco di formazione, del quale costituisce al contempo l’antitesi profonda. Anche tematicamente si nutre di ascendenze letterariamente nobilissime: il racconto della gioventù, delle avventure e dei sogni del protagonista Andreas, fuggito dalla sua patria e smarrito nel tempo e nel corpo, si colora dell’esotico stupore e della drammaticità propri di una coscienza in divenire, ossessivamente in cerca della verità dell’essere.
In un’Italia dei primi anni Sessanta, dipinta (o forse occultata) per brevissimi lampi e dissolvenze, lo smarrimento dell’esule, la tragedia dell’amore infelice, l’incontro a tu per tu con la malattia e la morte, la dissoluzione dell’identità, lo strenuo bisogno di autenticità al cospetto del mistero buffonesco della menzogna sono le stazioni di questo percorso.
L’incontro di Andreas con il metafisico protagonista delle Memorie di un suicida di vent’anni (in cui si adombra la figura del filosofo Carlo Michelstaedter, le cui vicende vengono a costituire una sorta di libro nel libro), come quello con il vecchio Gerson, truffatore e mentitore, ineffabile sosia del padre lontano, sono i poli dello scontro di anima e realtà, al cui centro si colloca per Andreas il sogno della pacificazione di tutto nella rappresentazione. Al termine della sua formazione, il sigillo della raggiunta maturità, lungi dall’essere conquista di sé, coinciderà piuttosto con il reciproco trovarsi e annullarsi, senza più offesa, di vero e falso, di io e “altro” nel principio superiore e umano per eccellenza della commedia. Ma a quel punto comincia la vera prova.