cm. 21 x 14,5, pp. 412, brossura, in ottime condizioni.
La vita incrudeli su molti affetti di Giotti. La tragedia dei due figli Paolo (nato nel 1915) e Franco (nato nel 1919), morti in guerra, produce persino una svolta nella sua poesia, con la raccolta Sera, pubblicata nel 1946. La perdita dei due figli è pure al centro del suo diario intitolato Appunti inutili (1959), qui riprodotto. Si capisce perciò l’interesse che può avere un libro come questo, con l’intera corrispondenza conservata dei due figli durante il loro servizio militare troncato dalla morte.
Nella desolazione di Giotti c’è molto di più che l’affetto paterno. Infatti, leggendo le lettere, ci si rende conto che Giotti trasformò la vita familiare in una specie di «ginnasio» privato. I figli non frequentarono le scuole pubbliche, naturalmente fasciste, e perciò invise a Giotti, ma vennero istruiti dal padre stesso. Tra padre e figli s’era dunque sviluppata una vera simbiosi di cultura e di gusti, di propensioni e d’interessi; la perdita dei figli fu per Giotti un’amputazione. (…)
Dopo aver ripercorso il cammino dei due giovani verso la tragedia, vien fatto di condividere col cuore le amare riflessioni di Giotti a proposito di Paolo, quando ancora sperava che Franco potesse essere scampato: «E così è finito questo mio tanto caro figliolo, all’età di 28 anni, stritolato fra le sue due patrie. Era fuggito dalla patria italiana, che lo aveva tartassato dai 18 anni in là, e la patria russa materna lo respinse, non seppe che dargli la terra per la sepoltura». E per i lettori di questo epistolario è inevitabile il rammarico per la perdita di due giovani di eccezionali qualità, di due coscienze alte e limpide.