cm. 20 x 13, pp. 224, copertina rigida, in ottime condizioni.
“Un’altra avventura racconterò, più strana ancora…”
Avventura? Due giovanotti, Witold e Fuks, partono per la campagna, in cerca di una pensioncina familiare, dove trascorrere una mediocre vacanza… Ed ecco sorgere loro intorno, dal fondo del quotidiano, dell’ovvio, una serie di segni misteriosi: un passero impiccato in una macchia, un legnetto appeso a un muro, e una serie sempre più allarmante di personaggi: la padrona Pallina, il marito Leone, la figlia Lena legata da un’enigmatica affinità labiale alla fantesca Katasia… Gli “indizi” si moltiplicano, la natura si anima, si addensa, coinvolge i personaggi (e il lettore) in una vicenda tra cosmica e poliziesca, che li trascina vertiginosamente verso il delirio, verso la violenta catastrofe finale…
“Il genio di Gombrowicz,” come ha scritto K. A. Jelenski su La Quinzaine, “esprime le idee anche più astratte in rapporto con l’erotismo… In Cosmo, il narratore spia tutto ciò che si trama nei corpi: le mani, le bocche, le dita, le gambe… che qui sono scrutati come se l’Autore si fosse reso consapevole di tutto ciò che Freud ha trascurato: la partecipazione di tutto il corpo alla vita immaginativa, le corrispondenze che, oscuramente e quasi a nostra insaputa, si stabiliscono in quella zona d’ombra che sta tra il fisico e il psichico e che è alla base della nostra esistenza… Ma i terribili accoppiamenti, per es., in Madame Edwarda di Bataille, infrangono meno tabù che, in Cosmo, ‘gli sputi in bocca,’ il dito introdotto nella bocca di un impiccato o la solitaria celebrazione’ erotica del personaggio Leone…”