cm. 22,5 x 14,5, pp. 316, copertina rigida con sovraccoperta (abrasione come da foto), in buone condizioni.
Nel prologo a questa sua nuova biografia Granzotto scrive: “Annibale siamo noi duemila anni fa. La sua storia è la nostra storia. E il ricordo che riusciamo a decifrarne è, in sostanza, un ricordo di noi stessi”. Sin dalle prime pagine notiamo infatti che l’autore, avvalendosi delle sue doti di fine ricercatore e esperto, vuol far rivivere il grande condottiero al di là della retorica e confrontarlo con le esperienze dell’uomo moderno. Trasferitosi in un piccolo albergo presso le rovine di Cartagine, per assorbire completamente l’ambiente e effettuare una specie di identificazione con Annibale, Granzotto parla di lui con familiarità, come si trattasse di un amico, di una persona conosciuta e frequentata. Ci sembra così d’essere presenti (e le innumerevoli cartine geografiche dell’epoca ci aiutano), appartati in un angolo della bella terra d’Africa, alla fanciullezza dell’eroe, al famoso giuramento, fatto al padre Amilcare, d’odio, eterno verso i romani. Lo vediamo sul campo di battaglia, stratega valoroso, politico valente. E ci accorgiamo anche della sua grande umanità, delle sue paure. Anche lui, come gli storici della latinità hanno sempre trascurato, aveva bisogno d’amici, provava impulsi, desideri, voleva capire e amare. Un libro che piacevolmente impegna e fa riflettere, svelando aspetti inediti e importanti della storia.