cm. 24,5 x 15,5, pp. 294, copertina rigida, in ottime condizioni.
Mare e Sardegna, sole e Sicilia, montagne e Trentino. Per la regione Lombardia è difficile trovare un richiamo immediatamente turistico. I suoi riferimenti indiretti sono quelli mitici di sempre, i grattacieli e la civiltà industriale, il denaro e l’attivismo imprenditoriale, il panettone e il duomo. Mai si associa, nelle menti degli italiani delle altre regioni, il nome proprio Lombardia al sostantivo comune natura. A quale palermitano verrebbe in mente di andare in vacanza a Tradate, nella brughiera? E quanti sono i romani che conoscono le Grigne? «Per fortuna domani riparto» si rallegrano con i portieri degli alberghi i forestieri scesi a Milano per affari, mentre guardano sconsolatamente la pioggerellina che scende grigia e mesta.
E una fama in parte giustificata. Nella città, specie d’inverno, una coltre di fumo, nera e immota, si è sostituita da tempo al buon nebbione antico, sonnolento e senza ansie, che portava l’aria delle marcite, dei fiumi e dei filari dei pioppi spettrali. Le campagne, avvelenate dai diserbanti e dai concimi chimici, hanno perso il primitivo splendore e si trasformano sempre più in lande silenziose. E i fiumi, una volta azzurri o colorati di un ocra pallido, sembrano colate di liquame, neri e putrescenti, quando non sono ricoperti di una schiuma biancastra, micidiale come la stricnina.
Eppure la natura della Lombardia era originariamente di una bellezza e di una varietà con pochi uguali. Ampia 23.830 km2 (quarta regione d’Italia in ordine di grandezza, dopo il Piemonte, la Sicilia e la Sardegna), delimitata a nord dalla Svizzera, a ovest dal Ticino, a sud dal Po (ma appartiene alla Lombardia anche l’Oltrepò Pavese e Mantovano) e a est dal lago di Garda e dal Mincio, la Lombardia scende dai 4050 m del pizzo Bernina alle basse dell’OItrepò, in un susseguirsi di montagne, colline, laghi e pianure che ne fanno una delle più mosse regioni d’Italia dal punto di vista fisico. Non tutto di questa bellezza e di questa gran varietà di paesaggio è andato perduto. Come diceva già 150 anni fa il poeta francese René de Chateaubriand, «la regione nel complesso soddisfa, ma solo i particolari entusiasmano».