cm. 14,5 x 18,5, pp. 56, brossura, in condizioni molto buone.
Quale lo si vede oggi, il Canal Grande, definito da uno scrittore del romanticismo francese «un museo di palazzi», è la somma, principalmente, degli aspetti gotico rinascimentali di cui Filippo di Commines scriveva a Carlo VIII che esso era la più bella via architettonica che fosse al mondo; e degli aspetti Sei e Settecenteschi poscia aggiuntisi; risultante sorprendente di una collaborazione per la massima parte anonima; chè, se per alcuni edifici tornano i nomi gloriosi degli autori, in quelli del Coducci, del Lombardo, del Sansovino, del Sammicheli, del Vittoria, del Longhena, del Massari, per il più di essi i nomi dei «tagliapietre» o capomastri che vi lavorarono si pèrdono in pagine occulte o indecifrabili di archivio: esempio forse unico di una civiltà fiorita non per sé ma per i posteri del mondo intero, dalla intesa di mecenati e di artisti a cui bastò di creare in letizia tanta bellezza, senza menomamente preoccuparsi della propria fama.