cm. 19,5 x 12,5, pp. 438, brossura, in ottime condizioni.
Il fatto che i caratteri geografici del paese abbiano dato un’impronta particolare alla storia russa è una verità che si può verificare in tutte le epoche, senza che si debba vedere in essa l’affermazione di un determinismo geografico. Soprattutto, la posizione della Russia, gettata quasi come un ponte tra l’Europa e l’Asia, ha sempre favorito, a seconda dei rapporti di forza del momento, l’aggressione di potenze straniere o un’espansione dall’interno. I piccoli principati del tardo periodo di Kiev – che ebbero indubbiamente dei meriti nell’apertura di grandi spazi – si dimostrarono però incapaci, nella loro disunione, a spezzare l’impeto dei Mongoli alla metà del Duecento. Anche se le conseguenze di questo evento per la storia russa sono state spesso sopravvalutate, hanno potuto però, in connessione con altri fattori, rendere sempre più estranea al l’Occidente l’area degli Slavi orientali soggetta al dominio dei Tatari. Solo quando, con la crescente dissoluzione del dominio tataro e il contemporaneo consolidamento interno del regno di Mosca sui suoi fianchi meridionale e orientale, si ebbe un vuoto di potere, ebbe inizio alla metà del Cinquecento quell’espansione territoriale – favorita dal carattere geografico del paese che caratterizzò da allora la storia russa in tutti i suoi settori parziali. La presenza di ampi spazi come fattore in grado di stimolare un’espansione è anche — tenendo conto di tutte le necessarie distinzioni – un fatto che dev’essere considerato con grande attenzione anche nello studio della storia sociale russa più recente. Proprio la rapida espansione del regno contribuì all’adeguazione dei compiti dello Stato al crescere del prodotto sociale e al diverso impiego da parte del governo dei mezzi necessari allo sviluppo interno delle forze economiche e culturali. In tal modo si irrigidiva però la composizione sociale ed economica del paese, la Russia manteneva il carattere di un paese agricolo sempre più arretrato, finché la guerra di Crimea rivelò crudamente all’opinione pubblica mondiale la discrepanza tra le ambizioni imperiali e le possibilità economiche e sociali dell’Impero russo, presentando quest’ultimo come un “colosso dai piedi d’argilla.”