cm. 19,5 x 11,5, pp. 236, brossura, in buone condizioni.
I periodici ritorni di Hemingway nelle regioni africane in cui si svolgono le avventure di caccia grossa qui narrare, erano soliti offrire materia a reportages di giornali illustrati; ma il vero sapore delle esperienze venatorie hemingwaiane va cercato in questo libro, tutto incentrato sul tema – tipico di quest’autore – del rapporto tra uomo e natura. E vera protagonista di Verdi colline d’Africa è appunto la Natura nelle sue espressioni più genuine e intense: il paesaggio tropicale, le belve. La vita dell’uomo nel loro contatto torna anch’essa a una semplicità primitiva; Hemingway ce la descrive con quella novità e immediatezza di rappresentazione che sono il maggior fascino della sua arte. La Natura ma anche l’Arte, perché nel primo capitolo del libro, dall’emblematico titolo di Caccia e conversazione, Hemingway in persona, insieme ad uno strano turista austriaco che si chiama Kandisky, prende a parlare di letteratura e, nel suo modo abitualmente ruvido e diretto, ci offre un breve saggio della sua poetica e della sua originale concezione dello scrittore. «Henry James voleva far quattrini: naturalmente non ci riuscì mai. – E lei? – Mi occupo d’altro, io. Ho una vita interessante, ma devo scrivere perché se non scrivo in una certa misura non posso godermi il resto della mia vita. – E lei che cosa vuole? – Scrivere il meglio possibile ed imparare a misura che vado innanzi. Intanto vivere mi diverte e le assicuro che faccio una gran bella vita».