cm. 19,5 x 12, pp. 262, brossura, leggere fioriture al taglio, complessivamente in condizioni molto buone.
«Höss è stato uno dei massimi criminali mai esistiti ma non era fatto di una sostanza diversa da quella di qualsiasi altro borghese di qualsiasi altro paese; la sua colpa, non scritta nel suo patrimonio genetico né nel suo esser nato tedesco, sta tutta nel non aver saputo resistere alla pressione che un ambiente violento aveva esercitato su di lui, già prima della salita di Hitler al potere… Si spandono oggi molte lacrime sulla fine delle ideologie; mi pare che questo libro dimostri in modo esemplare a che cosa possa portare un’ideologia che viene accettata con la radicalità dei tedeschi di Hitler, e degli estremisti in generale. Le ideologie possono essere buone o cattive; è bene conoscerle, confrontarle e cercare di valutarle; è sempre male sposarne una, anche se si ammanta di parole rispettabili quali Patria e Dovere». Primo Levi
Rudolf Höss (1900- 1 947), ufficiale delle SS, fu per due anni il comandante di Auschwitz, il più grande campo di sterminio nazista. Processato da un tribunale polacco, alla fine della guerra venne condannato a morte. In carcere, in attesa dell’esecuzione, Höss scrisse questa autobiografia, un documento impressionante che per la prima volta ha illuminato dall’interno la mentalità e la psicologia dei nazisti, la storia e il funzionamento delle officine della morte.
Questa nuova edizione, oltre alla prefazione di Primo Levi scritta nel 1985, propone un articolo di Alberto Moravia e un’appendice storico-bibliografica a cura di Frediano Sess.