cm. 18 x 11, pp. 288, brossura, in condizioni molto buone.
Nell’ambito della sperimentazione che Giuliano Scabia conduce da circa dieci anni, attraverso la sua attività di scrittore e le azioni a partecipazione nei quartieri di Milano, Torino, nei paesi dell’Emilia, in Abruzzo, in Puglia, nell’ospedale psichiatrico di Trieste diretto da Basaglia (azione di Marco Cavallo), il lavoro del Gorilla Quadrumàno rappresenta, in ordine di tempo, l’ultimo capitolo, ma anche un momento nuovo sia per la collaborazione collettiva a tutte le fasi della progettazione, ricerca, messa in scena, laboratorio, scrittura, sia per le aperture che il teatro, affrontando la tematica che emerge dalla cultura subalterna, è costretto ad accettare. Attraverso il pretesto del teatro di stalla, infatti, si sono venuti ponendo una serie di quesiti, che vanno dal come si possa fare ricerca in modo pratico e di verso dentro l’università, al come usare il teatro non più come mezzo di esibizione, ma come strumento di ricerca e di ascolto. Nel corso di questo pro cesso il teatro è venuto via via uscendo dalla sua for ma limitata e chiusa per ricercare l’antropologia, la linguistica, l’etnologia, la pedagogia, la psichiatria, ma fondamentalmente per cercare di ritrovare o ricostruire una comunicazione elementare, per ricreare le condizioni di vita di una cultura di base, di un’autogestione della ricerca.
Il libro è anche una cronaca, al modo delle vite dei comici dell’arte, del viaggio del Gorilla, fantastico simbolo arcaico divenuto il segno in cui il gruppo si identifica (pupazzo gigante portato di casa in casa, di frazione in frazione) e delle avventure reali capitategli durante il “vagabondaggio” attraverso i paesi e i quartieri.