cm. 21 x 14, pp. 348, brossura, timbro ex-libris di appartenenza al frontespizio, in buone condizioni.
Nei circuiti psichiatrici e, più in generale, nel sistema sanitario, vige oggi, sempre più forte, un tabù. È una fobia di massa, meglio definibile come psicofobia. Consiste nella paura di prendersi cura della sofferenza d’origine psichica senza prima spianare i sintomi con una generosa dose di sostanze chimiche, impropriamente chiamate psicofarmaci. Uno psichiatra che si prende cura anche di una crisi psicotica, senza prima trattare i sintomi con farmaci pesanti, è giudicato dai suoi stessi colleghi velleitario, confuso, “fuori di testa” o giù di lì. La tendenza e diffusa anche in altri settori della medicina, e mette seriamente in pericolo la libertà di autodeterminazione. Questo manifesto. che prima d’essere contro l’uso di psicofarmaci, e per il rispetto di Psiche richiama le premesse culturali e scientifiche di un modo più naturale ed avanzato di intendere la promozione della salute mentale. Denuncia la tossicodipendenza della cultura psichiatrica dominante. Rivendica il diritto-dovere di poter lavorare in modo più umano, efficace ed economico. Ed altro ancora. Quest’opera è anche un sintomo di un disagio personale e collettivo che non ha subìto alcun lavoro di normalizzazione affinché sia il lettore a deciderne il significato, lasciando che risuoni con i propri personali sintomi.