Caratteristiche e condizioni:
cm. 23 x 15, pp. 80, brossura, in buone condizioni. Estratto da: Sale e saline nell’Adriatico (secc. XV – XX)
Contenuto:
Affrontare il problema del sale in età moderna per una regione qualsiasi, significa scrivere una pagina di storia implicante aspetti economici, politici, sociali, militari e via di seguito, tanto più quando la localizzazione dell’indagine investe una zona di confine quale è appunto Trieste, città di incrocio tra genti e razze diverse. Il comune fin dal XIV secolo era divenuto stabile dominio della Casa d’Austria, quando, di fronte all’espansione della Serenissima Repubblica di San Marco e di fronte al suo vantato diritto di potestà sull’Adriatico, il Consiglio dei Nobili della piccola comunità adagiata sull’estrema sponda alto adriatica decise la propria dedizione a Vienna (1382), mentre territorio e città restavano completamente circondate da mare e da terra dai domini della Serenissima.
È in tale contesto che il problema sale diviene uno degli elementi più delicati quanto più significativi nella storia dei rapporti austro veneti, rapporti che si confrontano appunto per lunghi secoli nelle saline di Zaule, a oriente del centro di Trieste e sul confine con la comunità di Muggia amministrata dal Rettore di San Marco.
Nello stesso contesto l’evoluzione storica di prestigio e di potere di Venezia e di Vienna nel trascorrere del tempo si riflette a Trieste sul problema sale prima ancora che sul problema porto. Fino a quando Vienna persegue il mito o la realtà che sia dell’universalismo imperiale, Trieste, come le altre poco abitate località del Litorale austriaco, subisce indifesa o quasi la legge del Leone di San Marco, della dichiarata potestà dei traffici nell’Alto Adriatico e dei prodotti delle acque, fra i quali il sale diviene fin dalle origini della potenza veneziana materia delicatissima e di importanza primaria. Pertanto la produzione locale resta esposta al generale disegno di monopolio adriatico stabilito da Venezia.
Solo quando si appanna l’idea dell’universalismo imperiale e con Carlo VI muore allegoricamente quella grande idea, allora i problemi tornano in una dimensione più particolare: l’Adriatico non appare poi così lontano da Vienna come per il passato. Tra le tante piccole e grandi modificazioni centrali e periferiche, le proteste dei sudditi della costa, prima quasi ignorate di fronte alla ragion di stato che voleva un equilibrio, se pure precario, nelle relazioni tra Venezia e Vienna, ora quelle stesse proteste più che recepite, diventano problema a sé stante nel contorno sempre più preciso e definito del problema adriatico.
L’età che accompagna il lento evolversi ed il mutare dei rapporti tra Venezia e Vienna, è proprio il Settecento, quando per Vienna inizia un nuovo periodo, mentre per la Serenissima il mutamento è ormai innestato da tempo nella tendenza verso una crisi amministrativa, economica e politica.