cm. 22 x 14,5, pp. 260, brossura, in ottime condizioni.
Il presente volume viene pubblicato a cinquant’anni esatti dalla scomparsa di Italo Svevo e – come rileva nella sua introduzione il curatore Bruno Maier – oltre a costituire un doveroso omaggio al grande scrittore, collegandosi tematicamente e strutturalmente al suo Epistolario e alle Lettere a Svevo, consente di documentare nel modo più efficace e persuasivo il momento fondamentale della storia della fortuna e della critica sveviana.
Sono qui raccolte infatti le lettere che lo Svevo ha scambiato con i suoi primi “scopritori” stranieri – e cioè James Joyce, Valery Larbaud e Benjamin Crémieux (dal quale ultimo è indissociabile la voce dell’amicizia e dell’affetto, “privati” forse più che “letterari”, rappresentata dalla moglie del Crémieux, Marie Anne Comnène) – e con il suo primo “scopritore” (e acuto, illuminato critico) italiano, Eugenio Montale.
Vi è inoltre una organicità di fondo che queste lettere posseggono: esse infatti rinviano – da punti di vista diversi ma pur convergenti – al comune, solidale impegno di compiere un’opera di giustizia letteraria, rivelando al grande pubblico europeo l’attività di uno scrittore rimasto a torto ignorato e dimenticato e consentendo di valutare quella che è stata la temperie letteraria italo-francese in cui, tra la fine del 1925 e i primi mesi del 1926, è clamorosamente esploso il cosiddetto “caso Svevo”.
A questi carteggi si è voluto aggiungere quello con Valerio Jahier, poiché senza questo scambio epistolare – nel quale si colloca in primo piano la psicanalisi – rimarrebbe ingiustamente nell’ombra uno degli aspetti fondamentali della problematica esistenziale, psicologica, medica, filosofica e artistica originariamente svolta dallo Svevo.