cm. 22,5 x 20,5, pp. 164, brossura, firma a penna, in buone condizioni.
Il pane di Servola, divenne presto rinomato, tanto che per ben due volte alcune pancogole, scelte tra le migliori, vennero chiamate a Vienna, dopo la prima metà dell’Ottocento. Questo è un riconoscimento che va meditato visto che l’impero absburgico aveva 10 milioni di sudditi e comprendeva una decina di Stati nazionali, ognuno con le proprie tradizioni nel fare il pane. Le pancogole servolane, ed anche quelle del circondario di Trieste, ebbero nei secoli passati riconoscimenti da parte delle Autorità, dei nobili e del popolo al quale esse vendevano il loro prodotto, fatto con grande sacrificio sì, ma anche con grande amore, Come titolo del presente lavoro ho scelto l’espressione poetica usata dal regista Sandro Bolchi, il quale, dopo aver visitato il Museo Etnografico di Servola, ha scritto un racconto, «La portatrice di Pane». Del resto già il Museo ed ora questa mia modesta pubblicazione vogliono essere un omaggio ed un riconoscimento alla pancogola servolana, o krušarca, come viene qui chiamata, che per un periodo di almeno oltre 3 secoli, con la sua spontaneità ed il suo spirito di sacrificio, ha scritto uno dei più importanti capitoli della storia di Servola.