cm. 22 x 13,5, pp. 240, copertina rigida con sovraccoperta, in buone condizioni.
“Bandini odiava la neve”: con questo asciutto incipit e attraverso la disinvolta traduzione di Elio Vittorini nel 1941 John Fante entrava nell’antologia Americana per farsi portavoce, accanto a William Saroyan e a Erskine Caldwell, della “nuova leggenda” di una letteratura libera e universale che irrompendo a valanga nelle immobili pianure della narrativa italiana, avrebbe dovuto irrorarla di “una vitalità bruciante, inesauribile, sanguigna”. Il brano scelto da Vittorini e intitolato “Una famiglia neoamericana” era un estratto del primo capitolo di Aspetta primavera, Bandini: la travolgente descrizione di un risveglio irritato e di una colazione molto movimentata nella povera casa di Rocklin, Colorado, dove si sforzano di vivere Svevo Bandini, muratore disoccupato, sua moglie, la stregata Maria dagli occhi neri che sanno leggere dentro le anime, e i tre figli Arturo, August, Federico. Il romanzo è una delicata e cruda storia di povertà che alterna con scioltezza calibrata al millimetro i due punti di vista principali del racconto, quello del Bandini padre, “un uomo disgustato” che si confronta con la pericolosa attrattiva di una vita diversa stringendo una precaria relazione di sesso con la ricca vedova wasp Effie Hildegarde, e quello del figlio Arturo, l’alter ego di Fante, tormentato da lentiggini “sparse sul viso come formiche su una fetta di torta” e dagli odii irrequieti, dagli amori assoluti, dalle contraddittorie vergogne ed esaltazioni di un’adolescenza frenata. Nella nuova e moderna traduzione con cui si ripresenta ai lettori oggi, Aspetta primavera, Bandini manifesta una vitalità che non è ingenuamente sanguigna ma senz’altro bruciante, e inesauribili sono le possibilità di entrare in questo breve, compattissimo scrigno di sentimenti con attuali chiavi di lettura: per esempio, seguendo il raffinato gioco di rifrazioni che Fante innesca tra le visioni più stereotipate del carattere e del comportamento “tipico” degli italoamericani e la loro implacabile riduzione a realtà.