Caratteristiche e condizioni:
cm. 22 x 13,5, pp. 220, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Contenuto:
Amica di scrittori e di filosofi, di poeti e di musicisti, Juliette Gréco racconta con sincerità la propria esperienza, in cui la bambina e l’adulta continuano a convivere, tra ombrosi pudori e slanci di passionalità, con tenera gratitudine per gli amici, i compagni di una vita cui non sono mancati successo e fama, ma neanche le spine dolenti della violenza e della solitudine.
Nel linguaggio misterioso dell’infanzia, Juliette è diventata Jujube. Ed è la storia di Jujube, strettamente connessa a quella più nota di Gréco, che questa autobiografia ci racconta: il tempo dell’età adulta dell’autrice, che è anche un frammento della nostra storia recente, ma prima quello di un’infanzia mitica nella grande casa di provincia dei nonni, viva nella memoria con lo strazio tenero di una ferita che non si richiude, ed evocata nei toni della fiaba. La piccola Jujube, solitaria e segreta, ribelle e fantasiosa, cresce nei tempi aspri della guerra, si fa strada nel mondo libero e fervido del dopoguerra a Parigi tornata ad essere la capitale del mondo, centro culturale e artistico, luogo di incontri privilegiati.
Jujube diventa Gréco, protagonista di un’altra età mitica, quella delle caves esistenzialiste di Saint-Germain-des-Prés, «Dio! com’era bello quell’Inferno», di una giovinezza contestatrice, «terribile perché libera e libera perché liberata», avida di riso e di vita, si trasforma in una stella del cinema e soprattutto di quella canzone francese che traduce in musica la voce dei poeti. Accanto al ritratto della Gréco osannata e celebre, per la quale «le parole poetiche, la letteratura appartengono a coloro che non le conoscono. Spetta all’interprete organizzare l’incontro», si delinea parallelamente il ritratto di una donna ferita e fiera, esigente e disponibile, ricca di una fantasia e di una penetrazione che si traducono in un linguaggio pieno di inventiva, procedendo per scarti e allusioni, con immagini a volte felicemente evocative.