Caratteristiche e condizioni:
cm. 17 x 12, pp. 220, brossura, lievi ingiallimenti, in buone condizioni.
Contenuto:
Nelle nostre intenzioni, l’idea di raccogliere in un volume i più significativi articoli redatti da Julius Evola in varie epoche e occasioni – intorno a diversi aspetti della tradizione romana non ha, come scopo principale, quello di rendere un omaggio alla figura del Maestro scomparso; la presente iniziativa nasce invece, prima di tutto, dall’esigenza da noi avvertita come <<dovere>> di mantenere viva una somma di punti di riferimento paradigmatici che possano un giorno valere come idee-forza di una rivoluzione culturale e spirituale. Se l’ipotesi di un rivolgimento del genere non è del tutto illusoria; se l’Europa non è definitivamente entrata nel cimitero delle civiltà sepolte ed è destino che essa debba in qualche modo rinascere; se nelle pietre e nei marmi rimane ancora qualcosa della forza divina primordiale, allora questo libro avrà un suo rango e una sua funzione.
In tal caso, tradizione romana non vorrà dire antiquariato, retorica o archeologia, né significherà insipide esercitazioni di accademia o ricerche da museo. Riallacciarsi alla tradizione romana equivarrà non ad agitare un mero concetto storico, un ideale di potenza materiale, di saggezza giuridica o di efficienza organizzativa, ma vorrà dire innanzitutto far rinascere un mondo incentrato su di una realtà più che umana, su una forza metafisica di pura luce dispiegantesi nella molteplicità dei numina.
A questa visione del divino come pura potenza numinosa corrisponderà allora una religio, una pietas, basata non sull’abbandono fideistico e sentimentale, ma sulla lucida consapevolezza della presenza divina nella natura e nel tempo, sulla vigile attenzione prestata all’agire divino negli eventi. L’azione umana potrà acquistare, in questo quadro, il suo senso più alto: quello di una continuazione, di una manifestazione dell’agire divino; il rito, ci insegna la tradizione romana, è l’azione umana che esercita la sua efficacia sul piano della realtà invisibile, da cui ogni cosa visibile dipende.
In secondo luogo, una ripresa della tradizione romana comporterebbe sul piano etico il tentativo di far rivivere lo stile della romanità: virtus e fides, constantia e sapientia, dignitas e gravitas sono i nomi di alcuni aspetti di quello stile.
Prospettive del genere, confrontate con la realtà dell’abiezione presente, possono soltanto riconfermare l’inattualità del mito di Roma; tuttavia noi neghiamo che iniziative come la nostra si riducano a rivestire un carattere di sterile retrospettiva. Nel peggiore dei casi, avrà sempre una validità indubbia per usare le parole dello stesso Evola il contributo dato a che, per la presenza di determinati punti di riferimento, non si perda il senso delle distanze, cioè quel che oggi esiste non appaia come l’unica cosa reale e degna di essere esaltata.