cm. 21,5 x 14,5, pp. 910, copertina rigida con sovraccoperta, timbro e firma di appartenenza, frequenti sottolineature ed annotazioni a matita, in buone condizioni.
La *Critica della Ragion Pura* di Immanuel Kant è essenzialmente un esame approfondito delle capacità e dei limiti della ragione umana, in particolare in relazione alla possibilità di acquisire conoscenze che vanno oltre l’esperienza immediata. Kant introduce una distinzione fondamentale tra le conoscenze ottenute attraverso l’esperienza, denominate *a posteriori*, e quelle che sono indipendenti da essa, note come *a priori*. Queste ultime, secondo Kant, sono le sole in grado di fornire principi universali e necessari.
Kant si pone l’obiettivo di determinare le condizioni sotto le quali sono possibili i giudizi *sintetici a priori*, ovvero affermazioni che estendono la nostra conoscenza al di là di ciò che è immediatamente dato all’esperienza. Tali giudizi sono cruciali per la scienza e la matematica, dove si formulano affermazioni che, pur non derivando direttamente dall’esperienza, sono ritenute universalmente valide. La questione fondamentale è dunque capire su quale base sia possibile formulare affermazioni di tale genere.
L’opera si articola in due sezioni principali: l’*Estetica Trascendentale* e la *Logica Trascendentale*. Nell’*Estetica Trascendentale*, Kant esplora le condizioni a priori della sensibilità, ovvero spazio e tempo, che sono le forme secondo le quali ordiniamo le nostre percezioni sensoriali. Queste non sono qualità degli oggetti stessi, ma piuttosto del modo in cui la nostra mente struttura l’esperienza.
La *Logica Trascendentale* si occupa dei principi a priori dell’intelletto e si divide ulteriormente in *Analitica Trascendentale* e *Dialettica Trascendentale*. Nell’*Analitica*, Kant identifica le categorie dell’intelletto, concetti puri che usiamo per organizzare e interpretare le esperienze. La *Dialettica* affronta i problemi che emergono quando tentiamo di applicare queste categorie al di là dell’esperienza sensibile, come nel caso dei concetti di anima, mondo e Dio, che secondo Kant portano a paralogismi e antinomie.
Uno degli aspetti più rivoluzionari dell’opera è quello che Kant stesso ha definito la “rivoluzione copernicana” nella filosofia, secondo la quale non è l’oggetto a conformarsi alla nostra conoscenza, ma piuttosto è la nostra struttura conoscitiva a determinare come gli oggetti ci appaiono. Ciò implica che la nostra conoscenza si limita ai fenomeni, cioè alle cose così come ci appaiono, e che i noumeni, o le cose in sé, restano ultimamente inconoscibili.
In sintesi, la *Critica della Ragion Pura* stabilisce un confine chiaro tra ciò che possiamo conoscere attraverso la ragione e ciò che è al di là della nostra capacità conoscitiva, gettando le basi per un nuovo modo di pensare in filosofia e nelle scienze.