Caratteristiche e condizioni:
cm. 22 x 13,5, pp. 252, copertina rigida con sovraccoperta, in buone condizioni.
Contenuto:
Il 12 maggio 1962, un ragazzo giapponese di ventitré anni, Kenichi Horie, partiva da Nishinomiya, nella baia di Osaka, su una minuscola imbarcazione a vela, e in 94 giorni di navigazione solitaria attraverso il Pacifico giungeva a San Francisco, dopo più di cinquemila miglia di mare aperto; il viaggio più lungo mai compiuto da un solo uomo su una barca così piccola, e senza nessun altro mezzo che la vela.
Se questo viaggio rappresentava per Horie una sfida ai dubbi e allo scetticismo dei velisti più anziani ed esperti, e una sorta di confronto sportivo nei riguardi di tutti coloro che avevano compiuto precedenti traversate a vela, costituiva però in primo luogo l’appagamento di una passione marinara e il collaudo di una preparazione accanita e precisa iniziata fin dall’adolescenza: sicché le pagine del giornale di bordo, e tutto il racconto in prima persona che le collega, offrono a un tempo la documentazione tecnicamente minuta della navigazione, dei preparativi, degli incidenti, del controllatissimo ed esiguo corredo, e la testimonianza di una grande avventura, lieta e pericolosa, narrata senza nessuna retorica, con umorismo e candore.
L’avventura di Horie non è però tutta marinara, perché si può dire che egli abbia affrontato contemporaneamente un altro oceano altrettanto pericoloso e ignoto: la solitudine (la parola giapponese kodoku significa appunto solitudine) di quei tre mesi in cui egli non ebbe altra risorsa e altro appoggio che se stesso. In tal senso il libro è anche una lettura psicologicamente stimolante e positiva, un esempio che non si propone come tale ma lo è veramente.
Viaggiatore solitario, partito quasi di nascosto, senza scopi pubblicitari, sempre timoroso di venir scoperto, Horie è l’eroe di un’impresa altamente civile, appunto perché realizzata esclusivamente con i più civili strumenti dell’uomo: l’intelligenza, il coraggio, la costanza, la curiosità.