cm. 20,5 x 13,5, pp. 156, brossura, in buone condizioni.
Una donna affronta nella scrittura il suo destino di donna e di madre di un figlio diverso. Da una diaristica minuziosa, quasi proustiana, che riesce ad essere impietosamente sincera e pudica nello stesso tempo, traspare il discorso eterno della maternità, universale, incondizionato, a-storico. Il racconto di Vitka Kolar porta in sé un valore assoluto di verità esistenziale, ma anche il valore di una attenta osservazione, si potrebbe dire fenomenologica, del comportamento di Andrej, il figlio mongoloide.