cm. 29 x 20,5, pp. 400, brossura, in ottime condizioni.
Come di consueto, spetta al titolare dell’Amministrazione Marittima il compito di presentare la Relazione sulla Marina Mercantile, curata dal l’Ufficio Studi Economici del Ministero. Nel presentare la relazione il Ministro non può esimersi dal fare alcune considerazioni che sorgono spontanee dalla consultazione del testo, che per ragioni evidenti non può che limitarsi alla presentazione dei dati e ad un commento esplicativo di essi. I dati risultanti dalla Relazione per il 1969 danno luogo a giudizi talvolta incoraggianti, talaltra deludenti: è questa proprio la sede per fare il bilancio economico consuntivo delle attività marittime nazionali nel 1969 e, se è consentito un giudizio franco, tale bilancio appare senz’altro insoddisfacente.
Ben vero la consistenza della flotta è aumentata, ma ancora, come in tutto l’arco degli anni «sessanta», in misura inadeguata, al punto che il «deficit» della bilancia dei trasporti marittimi ha nettamente superato il saldo passivo degli anni precedenti, attestandosi sulla cifra, abbastanza cospicua per un paese di grandi tradizioni marinare e tradizionale esportatore di servizi marittimi, di 177 milioni di dollari, pari a 110 miliardi di lire. Ho usato due volte la parola tradizione: un tale richiamo ha qui tutta la sua importanza, e vuol significare che non vi è alcuna ragione perché ciò che fu possibile nel passato, non lo sia ancora oggi.
Dobbiamo evitare che l’economia marittima, florida nel nostro paese nei periodi in cui ancora non si era verificato il grande sviluppo economico, divenga, oggi che questo sviluppo è stato realizzato, una attività marginale e stagnante.
Del resto, quasi nessun grande paese industrializzato si disinteressa dello sviluppo della propria marina mercantile. L’obiettivo che dobbiamo porci, è in sostanza, quello di assicurare uno sviluppo delle attività marittime in misura bilanciata ed armonica rispetto allo sviluppo economico generale.