cm. 20,5 x 12,5, pp. 410, brossura, in ottime condizioni.
L’etica è e diventerà sempre più il punto nodale in cui si giocheranno le sorti del mondo moderno. L’etica e non la tecnica. I problemi che la scienza moderna solleva non richiedono molti strumenti tecnici, ma soprattutto soluzioni etiche.
Figlia anch’essa della frattura epistemologica che ha dato nascita alla scienza moderna, la psicoanalisi potrà limitarsi a vestire i panni di una tecnica psicologica raffinata o quelli di un metodo curativo che insegna a fare a meno del proprio sintomo o a conviverci? Lacan insegna qui che, fin dall’inizio e sulla scia delle grandi correnti del pensiero, la psicoanalisi non si riassume in una questione di tecnica, ma in un problema di etica.
Questo Seminario si presenta in una doppia dimensione: da un lato mostra che il testo freudiano, al di là dell’opacità provocata dai riferimenti alla psicologia e alla neurologia del tempo, esprime l’esigenza etica di Freud. Dall’altro, segna un’inversione radicale nell’insegnamento di Lacan. Fino ad ora l’inconscio strutturato come un linguaggio voleva dire che tutto, nell’inconscio, è riducibile al significante. A partire da questo Seminario non tutto, nell’inconscio, è riducibile al significante. Il funzionamento dell’inconscio è e rimane significante, ma esso gravita attorno a un punto che il significante non riesce a saturare. È, per ogni soggetto, la zona interdetta, il vuoto prodotto dall’oggetto perduto freudiano. Freud lo chiama das Ding, Lacan la Cosa, Cosa che è il fulcro del desiderio inconscio.
L’etica della psicoanalisi è l’etica del linguaggio. Ma non è l’etica del significante. Per questo l’etica della psicoanalisi non è una morale, poiché la morale si fonda su un significante elevato alla dignità dell’ideale. L’etica della psicoanalisi è l’etica che si fonda su ciò che, nel linguaggio, non è significante: si tratta del reale che prende, per il soggetto, funzione di Altro assoluto e che ha, per ogni essere che parla, valore di godimento interdetto.