cm. 21,5 x 16, pp. 204, brossura con sovraccoperta, in buone condizioni.
La guerra in Italia terminò ufficialmente il 2 maggio 1945, quando tutti i combattimenti cessarono. Tuttavia, si potrebbe affermare che le sorti del conflitto sul suolo italiano fossero già state decise tre giorni prima, con la firma dei protocolli da parte dei rappresentanti delle parti avverse. Alcuni storici preferiscono considerare la fine della guerra in tutta Europa a mezzanotte dell’8 maggio.
La conservazione di numerosi impianti industriali nell’Alta Italia si rivelò una fortunata circostanza, poiché i tedeschi in ritirata nell’aprile 1945 non ebbero il tempo di distruggerli. Tuttavia, questa fortuna poteva trasformarsi in una grande beffa e avere conseguenze psicologiche e morali devastanti se i macchinari non fossero stati in grado di funzionare a causa della mancanza di carbone ed energia elettrica, o se le materie prime non fossero state fornite agli stabilimenti rimasti in parte indenni. Ciò sollevò preoccupazioni significative. Era evidente che l’economia italiana poteva riprendersi solo attraverso un processo evolutivo normale.
Si sperava che i mercati internazionali avrebbero riposto fiducia nell’Italia e concesso prestiti sostanziosi. Superando le sfide politiche, era necessario rimuovere il vasto scenario di macerie, ripristinare gli impianti e riprendere i flussi commerciali tra i centri di produzione e consumo. Per raggiungere questi obiettivi, era fondamentale avere un chiaro programma tecnico e finanziario che definisse gli elementi essenziali del lavoro da svolgere e il tempo necessario per completarlo. Il direttore generale delle Ferrovie dello Stato, l’ingegnere Giovanni di Raimondo, sottolineò l’importanza di dare priorità assoluta alla ricostruzione del sistema di trasporti, in particolare del sistema ferroviario. Con l’assegnazione prioritaria delle risorse umane e dei materiali, il programma da noi elaborato potrà essere attuato entro i tempi previsti.