cm. 24 x 17, pp. 242, brossura, in ottime condizioni.
FRANCESCO È STATO CHIAMATO AL TIMONE DELLA BARCA di Pietro quand’era ridotta a sterile arca di Noè. Retta da una gerarchia introvertita, refrattaria ai segni dei tempi, trincerata a difesa di un fortino assediato, povera di spirito quanto ricca di mondanissimi rancori. Una Chiesa chiusa, molto romano-curiale e poco universale, che si pretendeva centro del globo pur se da tempo non lo era più. In un estremo riflesso di autoconservazione, i suoi principi hanno pescato in famiglia – per ispirazione divina, umana sapienza o puro caso, qui non importa – un anziano ma battagliero figlio della «fine del mondo», destinato a rinnovarne la missione. Jorge Mario Bergoglio era la carta della disperazione di una Chiesa spenta (carta a colori 1). Un anno dopo, Francesco è il papa della speranza. Per quasi tutto il gregge dei credenti – molto meno per le gerarchie ecclesiastiche. Non solo. Questo callejero de la fe, fiero prete di strada felice di essere papa, succeduto a un pontefice intristito dal proprio ministero al punto di abbandonarlo – tradirlo, per molti cattolici – è l’uomo pubblico più popolare del pianeta. Una guida spirituale che parla a tutti, oltre il recinto dei fedeli. E proprio perché capo religioso, non politico, è di fatto leader politico. Attore geopolitico. Perché diffondere il Vangelo significa scandagliare le terre di missione, «sentirle» immergendosi nei conflitti che le agitano nel passaggio d’epoca. Per cambiarle. Spiega Bergoglio: «Tutti noi siamo animali politici, nel senso più nobile del termine “politica”. Siamo tutti chiamati ad agire politicamente in modo costruttivo per il nostro popolo.