cm. 22 x 14, pp. 236, brossura, in ottime condizioni.
Figura di primo piano del gruppo dirigente comunista negli anni difficili del primo dopoguerra, dell’affermarsi del regime fascista e, poi, della clandestinità, Leonetti venne drammaticamente espulso dal partito per la sua netta presa di posizione contro la teoria del socialfascismo voluta da Stalin nel 1930. Contro Stalin, a fianco di Trockij, visse una eccezionale esperienza a Parigi, nella più dura clandestinità, perseguitato da fascisti, nazisti e dalla polizia segreta staliniana. Ritornato in Italia nel 1962, venne riammesso nel partito per volontà di Terracini e di Togliatti. Queste memorie” partono dai primi anni di vita di questo “rivoluzionario professionale” e giungono fino al 1930, l’anno della “svolta, quando il Partito comunista italiano dovette subire la volontà staliniana. In carcere, Gramsci e Terracini – come è stato chiarito dalla recentissima storiografia non condivisero la linea della “svolta” e furono quindi compagni ideali di Leonetti, che però do vette subire la persecuzione. Su questo anno ancor oggi infuria la polemica più viva, in quanto investe i temi più scottanti della linea comunista.
Il libro ripercorre gli anni Venti, i più drammatici della storia del partito, e ne rievoca con vivacità e immediatezza fatti e personaggi. L’autore ricorda i suoi incontri con Gramsci, con Togliatti, con Camilla Ravera, con Terracini: fa rivivere le grandi scene della persecuzione fascista; testimonia e documenta la grande forza e l’eroismo del proletariato in lotta; getta una luce del tutto nuova su episodi importanti nella vita del partito; non trascura neppure di popolare il suo racconto con personaggi “minori” incontrati casualmente nelle redazioni di giornali e nelle carceri: insomma, ci dà un vero e proprio “romanzo”, destinato a rimanere a lungo, oltre le inevitabili del momento, nella storia della “memorialistica politica”.