cm. 21,5 x 14,5, pp. 334, brossura, in ottime condizioni.
Con questo volume, che colma una lacuna dell’editoria italiana e rende accessibile al più largo pubblico il dibattito che sui problemi economici si è avuto nell’Unione Sovietica tra gli anni venti e gli anni sessanta, l’autore, uno dei maggiori studiosi anglosassoni di storia sovietica, presenta una visione critica della società e dell’economia dell’URSS, aliena però da ogni antisovietismo preconcetto e fondata su uno studio articolato della realtà sovietica. I risultati cui egli giunge possono essere senza dubbio oggetto di discussione, ma non si può negare l’impegno di ricerca che li anima e il valore di stimolo che essi rappresentano all’ulteriore approfondimento dei problemi. La prima parte del volume, dove viene tra l’altro rivalutata la figura teorica e politica di Bucharin, è dedicata essenzialmente alla ricostruzione del dibattito sull’industrializzazione negli anni venti tra gli economisti della «destra» e della «sinistra» del partito comunista, divisi sui ritmi e i mezzi necessari per l’accumulazione socialista originaria. Nella parte centrale del suo studio, Lewin analizza e ricostruisce il dibattito economico avviatosi dopo il XX Congresso e poi sviluppatosi negli anni sessanta, collegando in un quadro d’assieme i fatti e le teorie degli economisti «riformatori». Infine conclude con una serie di riflessioni che tendono a dare un valore politico significativo a molte delle proposte di questi economisti e a comprendere perché esse non si siano saldate in un programma preciso e coerente. Moshe Lewin è docente presso il Center for Russian and East European Studies all’università di Birmingham. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: L’ultima battaglia di Lenin, Bari, 1969, e Contadini e potere sovietico dal 1928 al 1930, Milano, 1972.