cm. 21 x 15, pp. 516, brossura, in ottime condizioni.
Fino al 1932 il cattolicesimo politico, col partito del “Centro”, aveva la direzione del governo della Germania democratica e repubblicana. Per questo motivo, oltre che per il neopaganesimo che animava i teorici e molti fanatici militanti del nazionalsocialismo, Hitler considerava le organizzazioni cattoliche come forze nemiche. Nella maggior parte delle diocesi i sacerdoti avvertivano il pericolo costituito dall’espansione dell’hitlerismo che, con l’esaltazione del nazionalismo, cominciava a far breccia anche tra l’elettorato cattolico. Nel 1932 i vescovi tedeschi dichiararono perciò l’incompatibilità fra la fedeltà alla Chiesa cattolica e l’appartenenza al partito nazionalsocialista. Quando, al principio del 1933, il maresciallo Hindenburg affidò però a Hitler il cancellierato, il partito del “Centro” guidato da un prelato, monsignor Kaas, rinunciò a battersi contro i provvedimenti liberticidi del governo della rivoluzione nazionale” e accettò di sciogliersi. I vescovi revocarono la dichiarazione d’incompatibilità fra cattolicesimo e nazionalsocialismo. Lo storico americano Guenter Lewy, in un’opera che indaga, sulla base dei documenti che si conservano negli archivi, sia in quelli del governo tedesco e del defunto partito nazionalsocialista, che in quelli delle diocesi tedesche, l’insieme delle relazioni fra l’hitlerismo e la Chiesa cattolica, si pone la domanda se vi fu un nesso fra la mancata resistenza, e la successiva aquiescenza, e il Concordato che il governo del Reich stipulò con la Santa Sede nel 1933. I cedimenti e silenzi del cattolicesimo tedesco negli anni terribili della ferocia hitleriana, ma anche la sua via crucis e la sua opposizione al neopaganesimo nazista nelle questioni della sterilizzazione e dell’eutanasia, sono ricostruiti efficacemente, e illuminati in tutti i loro dolorosi aspetti, in quest’opera che costituisce una messa a punto d’incontestabile obiettività in una materia ancora controversa e incandescente.