cm. 29,5 x 21, pp. 454, brossura, in ottime condizioni.
Ha ormai vent’anni quella speciale raccolta della biblioteca civica che va sotto il nome di “Fondo Carlo Michelstaedter”. Da una parte, essa custodisce il prezioso lascito di carte e documenti, di disegni e quadri, nei quali è enucleato il pensiero ed il sentimento propri di una mente geniale e di un’ani ma, forse, insondabile. Dall’altra, la raccolta si innerva degli scritti di quanti ambirono o ambiscono a sviscerare, di Michelstaedter, il pensiero e l’arte, il senso e il mistero della sua esistenza.
Da quando il cosiddetto “fondo vivo” ha attecchito con le prime, magi fondo strali, pubblicazioni di Sergio Campailla, esso è venuto via via prosperando con una proliferazione di apporti successivi: questi comprendono studi e saggi corposi, un cospicuo ventaglio di “tesi” ed una infinità di articoli e note, più o meno brevi, i quali, tutti insieme, costituiscono, attorno al nucleo delle carte originali, l’humus scientifico e documentario sul quale lo studioso ha modo di intraprendere e di orientare la sua ricerca.
Ormai non si contano più gli studenti, gli operatori culturali, gli studiosi di grido, vecchi e nuovi, che hanno messo le mani e gli occhi su e tra le “carte conservate nel “Fondo Carlo Michelstaedter” della Biblioteca civica. Cade giusto, qui, fare un nome, per tutti, che è quello di Daniela Bini, autrice del saggio che introduce al Catalogo, Essa ha appena pubblicato il libro dal titolo Carlo Michelstaedter and the Failure of Language, prima opera in inglese sul filosofo-poeta-pittore. La menzione può valere anche per connotare in modo quella speciale utenza, italiana e straniera, che, venendo a studiare Michelstaedter, il più delle volte ha scoperto una città, piccola sì, ma bella ed ospitale, colta e civile, secondo fama e tradizione.
Che ora il “Fondo” si arricchisca del Catalogo, nel quale viene a confluire l’intero corpus grafico e pittorico, superstite, di Carlo Michelstaedter, non può che far piacere a quanti, di lui, interessi visualizzare l’opera figurativa su di un unico supporto. Il Catalogo infatti consta di ben 801 schede, per altrettanti “pezzi” distribuiti fra quadri, album, taccuini e merito di averne cartelle di disegni e schizzi curata la descrizione spetta ad Antonella Gallarotti, tan to degna di plauso per la ordinata conservazione e la puntuale crescita del “Fondo”, quanto apprezzata per la discreta e generosa disponibilità prestata ai fruitori della preziosa raccolta. Un doveroso riconoscimento mi sento di farlo ai promotori dell’iniziati va, il Comune e l’Istituto per gli Studi Ebraici della Mitteleuropa, ed un ringraziamento alle Edizioni della Laguna per l’elegante volume che si preannuncia.
Otello Silvestri
DIRETTORE DELLA BIBLIOTECA STATALE E CIVICA DI GORIZIA