cm. 21 x 15, pp. 256, brossura, in ottime condizioni.
Nel corso degli anni che hanno preceduto la prima guerra mondiale, seguendo i manifesti futuristi francesi (Apollinaire, Delmarle, Valentine de Saint Point) e le prime notizie sull'”futurismo russo” che arrivavano in Italia, ma anche prendendo spunto dall’esempio di Lucini, si diffuse nella nostra cultura d’avanguardia l’idea di un altro futurismo, diverso e in disaccordo con quello strumentalizzato da Marinetti per promuovere la sua ideologia bellicista. La prima manifestazione di questo dissenso dal futurismo marinettiano fu la polemica contestazione di Duilio Remondino, che, pur dichiarandosi futurista, criticava l’ideologia nazionalista e bellicista del futurismo di Marinetti. Così nacque in Italia la corrente del “futurismo di sinistra”, di cui Paladini è stato certamente il rappresentante più significativo. Tuttavia, il tentativo di Remondino e Paladini di creare un fronte unito tra intellettuali futuristi e proletariato non ebbe successo a causa dell’impreparazione della sinistra italiana e della sua posizione decisa e reazionaria in materia di arte. A quel tempo si svolse un importante dibattito ideologico sull’arte rivoluzionaria tra il comunista Duilio Remondino e il socialista Rezio Buscaroli. Mentre quest’ultimo condannava l’avanguardia e sosteniva un ritorno all’estetica “collettivista” della pittura dei primi anni del Rinascimento come unica possibilità di esprimere i valori della nuova civiltà comunista, la sinistra italiana respingeva l’avanguardia considerandola un’arte degenerata, secondo l’espressione coniata da Max Nordau, che implicava una decadenza morale legata alla borghesia. Questo rifiuto dell’avanguardia da parte della sinistra italiana trovò riscontro, più tardi, anche nella destra con la campagna di Hitler contro le avanguardie. Questo libro, che esplora l’inedito “futurismo di sinistra in Italia”, mira anche a superare gli schemi storiografici proposti e ufficializzati dalla saggistica degli ultimi venti anni, che ha fatto di Marinetti e dell’ideologia marinettiana la chiave di volta del futurismo italiano. L’autore, Giovanni Lista, risiede a Parigi, dove lavora presso il Centre National de la Recherche Scientifique conducendo ricerche storiche sulla cultura d’avanguardia in Italia.