cm. 21,5 x 13,5, pp. 162, copertina rigida con sovraccoperta, sottolineature ed annotazioni a matita, segni di evidenziatore giallo, tagliando rimosso al risvolto di copertina, per il resto in buone condizioni.
Nel 1946 la Techint era il sogno sudamericano di un gruppo di ingegneri guidati dalla ferrea volontà di Agostino Rocca, ex direttore generale della Finsider e «inventore», assieme a Oscar Sinigaglia, della siderurgia pubblica italiana. Oggi la Techint fattura oltre 2000 miliardi di lire, è conosciuta come una delle maggiori imprese argentine ed è presente in decine di Paesi. A Buenos Aires il peso della famiglia Rocca è paragonabile a quello degli Agnelli in Italia e gli impianti siderurgici avveniristici, gli oleodotti, i gasdotti che attraversano le Ande e le foreste dell’Amazzonia fanno della Techint uno dei pochi gruppi sudamericani con un know-how di livello internazionale. Anche in Italia il ruolo di quest’azienda sta diventando sempre più importante: i Rocca sono soci degli Agnelli e dei Pirelli, sono alleati delle famiglie Cini e Boroli (proprietarie della casa editrice De Agostini), fanno parte del sindacato delle acciaierie Falck e sono entrati e usciti dall’azionariato della finanziaria della Mondadori, la Amef. Divisi da sempre fra Italia e Argentina, Roberto, Agostino e Gianfelice Rocca stanno ora studiando le strategie per il Duemila e puntano soprattutto sulle telecomunicazioni e sulle nuove tecnologie pur senza abbandonare l’acciaio e l’engineering e con un occhio di riguardo per la finanza purché, come dichiarano loro stessi, «sia al servizio dell’impresa». Scritto con uno stile estremamente piacevole e brillante, questo libro si basa su una serie di interviste rilasciate all’autore dai dirigenti della Techint e dagli stessi membri della famiglia Rocca e fornisce per la prima volta un quadro completo e seriamente documentato dell’azienda, della sua storia, delle sue prospettive e del gruppo famigliare che la governa.