cm. 21 x 14,5, pp. 150, brossura, in ottime condizioni.
Gli adolescenti e il loro mondo assordante. Di rumori e di silenzi. A raccontarli, sullo sfondo, tre donne, tre madri. Tre sguardi diversi su uno stesso oggetto. Un oggetto d’amore, così tanto d’amore che la parola «oggetto» suona stonata. Ma non potrebbe essere altrimenti, soprattutto ora: le stonature, durante questa fase della vita in bilico tra dipendenza e sete d’autonomia, sono infinite, stridenti. E, anche se non piace a nessuno, irrinunciabili. I figli, per crescere, devono separarsi da noi. E noi, per non smettere di crescere, abbiamo bisogno di ritrovarci come persone, al di là del nostro ruolo di genitori. Solo cosi sapremo lasciarli andare, restando comunque accanto. ln punta di piedi. Perché la vera partita, oggi come sempre, non è da giocare sul loro campo, ma sul nostro. E allora, questo è un libro duro, che ci costringe a essere onesti e non propina facili ricette. Non ce ne sono. È un invito a riflettere e a rimettersi in gioco, usando la graffiante ironia di un’umorista nata, il rigore di una psicologa e l’intensità emotiva di una madre che sa raccontare. Crescendo, e sempre più evidente quanto questi registri siano tutti necessari. Per sopravvivere a volte. Per vivere a pieno altre. Vivere la gioia così come il dolore e la fatica e la paura e lo stupore e il totale smarrimento. Non basta mai una sola chiave di lettura. Per imparare a navigare ne servono tante, soprattutto mentre si vive la propria maternità, la propria paternità. Le acque dell’adolescenza sono tempestose. Peri nostri figli e per noi. Le acque della vita intera sono tempestose. Ma, prima o poi, impareremo a navigarle.